Ultima modifica: 13 Febbraio 2024
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La scuola secondaria di Rivarolo nel giorno della memoria ricorda Aldo Milla

I ragazzi della scuola secondaria di Rivarolo hanno partecipato sabato 27 gennaio 2024 alla manifestazione organizzata dall’Amministrazione comunale di Rivarolo Mantovano dedicata alla posa della pietra d’inciampo in ricordo del rivarolese Aldo Milla, ebreo deportato e ucciso ad Auschwitz . I ragazzi hanno portato il loro contributo con riflessioni personali sulla giornata della memoria 

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La giornata della memoria è una giornata che tutti noi dobbiamo ricordare per far sì che lo sterminio, le uccisioni non accadano più. Ma non solo per questo. Dobbiamo infatti anche ricordare tutte le persone che hanno aiutato gli ebrei a sfuggire da quell’orribile situazione, che sono persone perbene, straordinarie, degli eroi.
La lezione del passato però, non è stata compresa: ancora oggi il Mondo è sconvolto da molte guerre perché gli uomini non hanno ancora capito, purtroppo, che per risolvere un qualsiasi problema non bisogna utilizzare la violenza.
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Pensando alla giornata della memoria, mi viene in mente la vita durissima che dovevano vivere bambini ed adulti ebrei. Venivano sfruttati nei campi di concentramento come delle bestie. Tutti quei bambini avrebbero potuto avere un futuro, ma gli è stato sottratto. Penso che i nazisti non abbiamo avuto una coscienza perché delle persone normali non avrebbero avuto il coraggio di togliere la vita e la possibilità di un futuro a delle persone innocenti.
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La Shoah è un periodo storico estremamente buio e triste, in cui senza alcuna ragione milioni di persone sono state strappate dalle loro vite e uccise senza pietà. Gli ebrei furono deportati su dei vagoni in campi di concentramento, non sapevano dove stavano andando perché nessuno parlava con loro. Una volta arrivati nei campi di concentramento gli uomini venivano privati di tutti i loro beni e della loro dignità, venivano spogliati dai loro vestiti e venivano privati del loro nome. Non erano più nessuno, era come se venissero cancellati dal mondo. Vivevano in condizioni disumane,
senza abiti, al freddo e nello sporco lavorando ore e ore al giorno senza mai potersi riposare e senza alcuna tutela. I bambini venivano separati dai loro genitori e venivano uccisi con l’inganno nelle camere a gas.
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Tra le varie attività svolte in questi giorni in memoria della Shoah mi ha colpito molto quanto racconta in una sua biografia la senatrice a vita Liliana Segre, riguardo la prigionia ad Auschwitz. Liliana aveva solo 13 anni quando fu deportata. La sua descrizione dell’orrore: le baracche, i forni crematori, le persone scheletrite e la disperazione patite nel campo, sono qualcosa che si stenta quasi a credere. Il suo racconto mi crea turbamento e mi fa capire che la cattiveria umana non ha limiti, ma soprattutto per quale colpa? 
Solamente quella di essere nati Ebrei. La selezione che veniva periodicamente fatta all’interno del campo tra chi era ancora in grado di lavorare e chi invece doveva essere ucciso, è stato il momento di disumanizzazione più totale e proprio per questa paura Liliana non ha dato l’ultimo saluto all’amica Janine. La vergogna provata per questo suo gesto l’ha portata addirittura ad odiare se stessa: ma come biasimarla, una ragazzina sola, che cercava di sopravvivere?
Ammirabile è invece la sua forza e la sua volontà di testimoniare fino alla fine l’orrore della Shoah, perché nessuno lo dimentichi e perché non si ripeta mai più la violenza vergognosa della persecuzione razziale. Quello che mi è chiaro infatti è che non bisogna dimenticare, ma prendere coscienza di ciò che è potuto succedere e di cosa l’uomo è stato capace e fare in modo che non accada mai più uno sterminio simile.

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In questi giorni abbiamo letto la poesia che introduce il romanzo “Se questo è un uomo” e un brano tratto dal romanzo stesso. L’autore, Primo Levi, scrive sulla base della sua esperienza, il che rende tutto più terrificante: perché noi lettori ci poniamo domande su come possa essere accaduto davvero tutto ciò, se davvero l’essere umano è riuscito a ridurre in simili condizioni un suo simile, seppur diverso, sempre uomo.
Su come l’essere umano sia riuscito ad abbattere un altro uomo, togliendogli la cosa più importante che ognuno di noi ha: la dignità e privandolo di ciò che più ci identifica…il nome.
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È fondamentale ricordare le atrocità commesse dall’uomo durante la Seconda guerra mondiale contro gli ebrei, sterminati nei campi di concentramento. È importante non dimenticare, si deve sempre tener presente il passato in modo da non ripetere mai più gli errori commessi contro i nostri fratelli e contro tutto il genere umano. Nonostante tutti gli sforzi che si fanno ogni anno per ricordare eventi come questo, l’uomo sembra non capire e continua a cercare la guerra ripetendo
il medesimo errore. Non è sufficiente una giornata: nonostante ci sia questa ricorrenza gli uomini stanno dimenticando la gentilezza, il rispetto verso ogni vita umana.

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In questi ultimi giorni a scuola, leggendo alcune testimonianze di sopravvissuti, abbiamo vissuto i ricordi dei prigionieri nei campi di concentramento. Il ricordo del genocidio è in loro davvero molto intenso come nella poesia se questo è un uomo di Primo levi in cui l’autore, ancora terribilmente sconvolto da quanto ha visto e ha vissuto direttamente, vuole costringere il lettore, che vive ora sereno e al sicuro nella sua casa a non dimenticare l’orrore compiuto dai nazisti perché il passato non torni, perché non si ripetano gli errori già commessi; ma ci sembra che il mondo non abbia ancora imparato la lezione: ci sono infatti ancora moltissime guerre in atto, ingiustizie, diritti non rispettati.
Il mio pensiero va anche a tutti i bambini che hanno dovuto subire violenze fisiche e psicologiche: la poesia “Scarpette rosse” è dedicata proprio a loro che non avevano colpe e che hanno pagato ingiustamente per le scelte altrui. Spero che il futuro per noi possa essere più sereno e che impareremo ad apprezzare gli altri esseri umani e a vivere con loro in pace.
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“Chi mai saprà quello che mi è capitato qui?” è una frase scolpita su pietra, con un chiodo, da un uomo rinchiuso ad Auschwitz, uno dei più spaventosi campi di concentramento nazisti. Non sappiamo chi fosse questa persona ma possiamo immaginare che abbia sofferto in maniera terribile. Tale frase ci fa riflettere su come l’atrocità della guerra e la crudeltà degli uomini abbia privato altri uomini della loro vita, libertà, dignità; attraverso la lettura della poesia “Se questo è
un uomo” di Primo Levi, siamo stati profondamente colpiti dalla sofferenza e dal dolore provato da uomini e donne ma questo nostro coinvolgimento credo che sia solo lontanamente paragonabile a quanto quegli uomini e donne hanno realmente sofferto. Si può dare una risposta alla domanda scolpita sulla pietra? Chi mai saprà quello che mi è capitato qui? Grazie alle varie testimonianze dei sopravvissuti possiamo conoscere il passato, renderci conto degli errori terribili
commessi e farne tesoro per non ripeterli ancora; tramandare la Memoria di ciò che è accaduto è l’unico modo per ricordare e quindi costruire un mondo in cui non si verifichi più un’atrocità come la Shoah.

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Oggi si ricorda lo sterminio di sei milioni di ebrei. Fra questi voglio ricordare Aldo Milla, un rivarolese,
amico di alcuni dei nostri nonni, un uomo dolce e gentile, molto apprezzato dai suoi compaesani perché era sempre pronto ad aiutare gli altri. Una sera i fascisti l’hanno preso e portato via dai suoi affetti per sempre. Da questo viaggio purtroppo lui non è più tornato. È tornato invece il nipote, Emilio
Foa, che ci ha raccontato il tragico epilogo di questa storia. Rivarolo ha già dedicato ad Aldo un monumento: oggi, 27 Gennaio 2024, inaugureremo una pietra d’inciampo a lui dedicata che sarà posta davanti a quella che era un tempo la sua casa. Questo ci aiuterà a ricordare, a non dimenticare ma
anche a riflettere, non solo oggi, ma per tutta la vita.
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La Shoah, il punto più basso a cui l’uomo è arrivato, tanta sofferenza violenza e cattiveria ingiustificata che non è terminata con la guerra stessa poiché molte persone sono morte in ospedale e coloro che sono sopravvissute hanno manifestato profonde ferite dell’anima ancora aperte, che sarà impossibile rimarginare completamente.
Milioni di persone sono state uccise per la sola colpa di essere nate e coloro che venivano momentaneamente risparmiati venivano privati di tutto: cibo, acqua, vestiti, capelli ma soprattutto del proprio nome e quindi della propria identità e dignità. Non ci sono parole per descrivere gli orrori che queste persone hanno vissuto.
Famiglie separate e persone martoriate dall’ingiustificabile e profondo odio, senza alcun motivo reale; coloro che hanno deciso della vita e della morte di milioni di persone, lo hanno fatto con una crudeltà tale da far gelare il sangue al solo pensiero. Un milione e mezzo di bambini sono morti tra sofferenze atroci, bambini inconsapevoli e senza colpa, il futuro di un popolo intero, povere creature indifese sottoposte ad esperimenti disumani, ingannati con la promessa di poter rivedere le loro madri, usati invece da uomini spregevoli come cavie da laboratorio senza un briciolo di pietà. Mi chiedo come queste persone abbiano potuto fare cose del genere a dei bambini senza provare un pizzico di rimorso, senza pensare che avrebbero potuto esserci i loro figli al posto di quei bambini ebrei. Ricordare è un dovere morale che riguarda tutti noi per commemorare le persone e i bambini che non sono sopravvissuti e per aiutare i sopravvissuti a divulgare la loro storia.  Bisogna portare alla luce questa verità che macchia il nostro passato, perché anche l’Italia ha contribuito a questo sterminio; ricordare è l’unico modo per evitare che succeda ancora, per questo è stata istituita questa giornata in ricordo
delle vittime dell’olocausto. Ma sarebbe necessario ricordare ogni giorno, ogni ora e ogni istante per capire la gravità di ciò che è accaduto, ma anche per comprendere l’importanza e il valore della vita.
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L’olocausto è una pagina sull’umanità che non dovremmo mai dimenticare.
Questo evento storico ha sconvolto il mondo e devastato l’umanità, molti sapevano ma sono stati tutti a guardare senza intervenire mentre persone morivano in maniera inumana e crudele. “Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo” scrive Primo Levi. Per questo è stata istituita questa giornata, per ricordare e per non commettere più gli stessi orrori. Ma sembra che quegli orrori siano stati dimenticati e l’uomo continua a scegliere la guerra e la violenza anziché la via del dialogo, del confronto, della pace. E bambini, donne e uomini innocenti perdono la vita o sono
privati dei diritti fondamentali.
Come è scritto nella nostra Costituzione (art. 3) e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 2), l’uomo dovrebbe cominciare a ricordarsi che il rispetto e la dignità si riconoscono a tutti, a prescindere dal sesso, dalla razza, dalla religione, dalle opinioni politiche e condizioni personali e sociali e che tutti gli uomini sono uguali e hanno diritto ad una vita che sia anche dignitosa.

Le guerre non fanno altro che rendere tutti dei perdenti, non c’è un vincitore o un vinto quando, per ottenere una vittoria, si devono fare migliaia se non milioni di morti.




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